Aut aut 331 - Michel Foucault e la storia della sessualità by AA.VV

Aut aut 331 - Michel Foucault e la storia della sessualità by AA.VV

autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Reference, Bibliographies & Indexes
ISBN: 9788865761571
Google: gfWqwBdqECEC
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2012-01-30T12:41:25+00:00


1. K. Barth, L’epistola ai Romani (1954), a cura di G. Miegge, Feltrinelli, Milano 2002, p. 65.

2. Ivi, p. 245.

3. P. Levi, Se questo è un uomo (1947), Einaudi, Torino 1989, p. 23.

4. Ibidem.

5. Ibidem.

6. L.-F. Céline, Il dottor Semmelweis (1924), a cura di O. Fatica e E. Czerkl, Adelphi, Milano 200412, p. 21.

7. Ivi, p. 11.

8. Ovvero la danza. Sempre a patto che possa essere riconosciuto un valore supplementare a quella “verità di ciò che è” (W.F. Otto, “Per la danza della scuola di Elisabeth Duncan”, in G.T. Fechner, S. Mallarmé, P. Valéry, W.F. Otto, Filosofia della danza, a cura di B. Elia, il melangolo, Genova 1992, p. 96), che la danza sempre sarebbe. A partire da questo testo breve di Otto, per tanti versi emblematico (mi preme qui ringraziare Alessandro Stavru, che lo ha sottoposto alla mia attenzione), la danza, come l’arte in generale, nel suo senso originario, obbedirebbe sempre a una condizione di immediatezza: “La danza è la verità di ciò che è, ma, nel modo più immediato, la verità di ciò che vive” (ibidem). Immediatezza del ritmo e dell’armonia, che, afferrando la vita nel suo fondo originario, finisce per fondarla essa stessa, sempre a partire da una possibilità di risposta silente all’essere in generale, la danza, come (ma contemporaneamente anche più di) ogni altra forma d’arte, considerata al suo livello essenziale, si troverebbe sempre a essere nella condizione paradossale di una lingua muta – “non insegna nulla, non discute nulla” (ibidem), eppure ciò non le impedisce di essere “la più inconfutabile ed eterna di tutte le teodicee” (ibidem), a partire dalla quale “l’essere con la sua verità parla” (ivi, p. 97) e, nonostante “l’uomo non è più, nella danza, semplicemente contro qualcosa, nel dialogo e nella risposta” (ibidem), ciò non impedisce che possa vedersi costituito egli stesso come risposta, figura, verità (cfr. ivi, pp. 97-98) e proprio a partire dall’evidenza di un’inevitabile emersione della danza da quella parola silente che il corpo dell’uomo finirebbe sempre per essere.

9. Esiodo, Teogonia, 61: “In petto un cuore indifferente”. L’akedia, l’indifferenza, l’assenza di pena o di cura, è ciò che caratterizza proprio l’essere della divinità, in Esiodo come in Omero (cfr. Iliade, XXIV, 526), rispetto all’essere dell’uomo, a cui gli dei hanno dato il destino di zoein achnymenois (ibidem), “di vivere afflitti”, ma l’afflizione è la condizione propria dell’articolazione, ovvero della possibilità della separazione, suddivisione e correlativa scelta.

10. Biblioteca, III, 5, 5, 70-71: “Le pietre venivano dietro alla lira di Anfione”. Cfr., altresì, Omero, Odissea, XI, 260-265.

11. L.-F. Céline, Il dottor Semmelweis, cit., p. 15.

12. G. Baldissone, Gli occhi della letteratura. Miti, figure, generi, interlinea, Novara 1999, p. 27.

13. Ibidem.

14. L.-F. Céline, Il dottor Semmelweis, cit., pp. 28-29.

15. L. da Vinci, “Proemio della Anatomia”, in Scritti letterari, a cura di A. Marinoni, Rizzoli, Milano 1974, pp. 150-151.

16. In quanto non va disgiunta, ché costituiscono due momenti di uno stesso atteggiamento, la nevrosi investigativa della scienza da quella della polizia. Il richiamo più immediato ci sembra essere quello a un breve testo di Heidegger, Der Begriff der Zeit.



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